Il museo archeologico di Sarsina rappresenta un’eccellenza italiana. In esposizione si trovano una grande varietà di reperti di provenienza locale databili all’età romana. Questa grande quantità di testimonianze consente di avere una visione d’insieme dell’antica cittadina di Sarsina, terra del celebre commediografo latino Plauto.
Agli albori, nel 1890, il museo fungeva da raccolta comunale, più tardi furono inseriti anche i materiali provenienti dalla necropoli di Pian di Bezzo. Nel 1957 avvenne l’acquisizione da parte dello Stato e negli anni ottanta il Comune di Sarsina e la Soprintendenza Archeologica collaborarono per dare una nuova vita alla struttura. Questo intervento di ristrutturazione permise di ampliare gli spazi a disposizione e quindi di ricomporre quei monumenti funerari che fino ad allora risultavano frazionati.
Tra i vari reperti risultano di rilevante importanza alcune statue raffiguranti divinità orientali e la maestosa pavimentazioni a mosaico policroma noto come “il Trionfo di Dioniso”. Mentre, tra le epigrafi funerarie è notevole quella di Cetrania Severina che risale alla prima metà del II sec. d.C. Molto importanti sono anche le testimonianze dei numerosi culti praticati nella città e legati alle divinità greche, alla tradizione italico-romana e all’oriente. Proseguendo all’interno delle sale del museo, al piano superiore sono visibili i reperti riferibili al primo nucleo che si insediò a Sarsina (IV-II sec. a.C.) con suppellettili di uso comune e una ricostruzione della classica tomba alla “cappuccina”, struttura funeraria molto diffusa in età imperiale. Arrivando all’ultima sala si trovano altri materiali d’uso quotidiano e di arredo.
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